
Dott. Giacomo Folli
Chirurgo Ortopedico
protesi
DEFINIZIONE
Una protesi d’anca è un dispositivo medico impiantato chirurgicamente per sostituire l’articolazione dell’anca danneggiata o usurata.
L’intervento prevede la rimozione delle superfici articolari compromesse (la testa del femore e la cavità acetabolare) e l’inserimento di componenti artificiali che replicano la funzione dell’anca naturale.
Lo scopo dell’intervento è migliorare la mobilità ed eliminare il dolore.
Questo tipo di intervento è indicato in presenza di patologie come l’artrosi avanzata, l’artrite reumatoide, fratture del collo del femore o altre condizioni che compromettono significativamente la funzionalità dell’articolazione e la qualità di vita del paziente.
ANATOMIA DELL’ANCA
L’anca è una delle piu grandi articolazioni del corpo umano, collegando il femore al bacino.
È un’articolazione di tipo sferico, in cui la testa del femore si inserisce in una cavità del bacino chiamata acetabolo.
Questa struttura permette un ampio range di movimento, consentendo la flessione, l’estensione, la rotazione e l’abduzione della gamba.
L’anca è stabilizzata da potenti muscoli, come il grande gluteo e il medio gluteo, e da legamenti resistenti, che mantengono la testa del femore saldamente all’interno dell’acetabolo.
Il rivestimento di cartilagine all’interno dell’acetabolo e sulla testa del femore favorisce movimenti fluidi e assorbe i carichi durante attività come camminare e correre.
COM’E’ FATTA UNA PROTESI D’ANCA
Una protesi d’anca è costituita da tre componenti principali: la coppa acetabolare, la testina femorale, lo stelo femorale. La coppa acetabolare viene inserita nella cavità dell’anca e spesso è rivestita con un materiale che facilita l’adesione ossea. La testina femorale, che sostituisce la testa originale del femore, è solitamente realizzata in metallo o ceramica per garantire una superficie liscia e resistente all’usura. Lo stelo femorale è ancorato nell’osso del femore e serve a sostenere la testina; può essere fatto di titanio o di altre leghe metalliche che favoriscono l’integrazione con l’osso. Questi materiali e la struttura della protesi sono scelti per offrire resistenza, durata e una buona compatibilità con l’organismo, assicurando stabilità e mobilità dell’articolazione artificiale.
ARTROSI ALL ANCA
L’artrosi dell’anca, o coxartrosi, è una patologia degenerativa che colpisce l’articolazione dell’anca, provocando il progressivo deterioramento della cartilagine che riveste la testa del femore e l’acetabolo. Questo processo rende i movimenti dolorosi e limita gradualmente la mobilità dell’articolazione. Con il progredire dell’artrosi, la cartilagine si assottiglia fino a scomparire, esponendo l osso sottostante e causando infiammazione e sfregamenti dolorosi. I sintomi principali includono dolore all’inguine e alla coscia, rigidità, e difficoltà nei movimenti quotidiani come camminare, alzarsi o piegarsi. L’artrosi dell’anca può avere diverse cause, tra cui l’invecchiamento, l’eccessivo utilizzo dell’articolazione, traumi pregressi o malformazioni congenite.
ALTRE CONDIZIONI CHE RICHIEDONO L INTERVENTO
Oltre all’artrosi avanzata, l’intervento di protesi d’anca può essere indicato in altre condizioni che compromettono gravemente la funzionalità e causano dolore persistente all’articolazione. Tra queste vi è l’artrite reumatoide, una malattia autoimmune che provoca infiammazione cronica e danno articolare; le fratture del collo del femore, soprattutto negli anziani, che non sempre possono guarire correttamente senza un intervento; la necrosi avascolare, una condizione in cui l’afflusso di sangue alla testa del femore è insufficiente, portando alla morte dei tessuti ossei; e infine le displasie congenite dell’anca, malformazioni che possono alterare la normale anatomia articolare e causare un’usura precoce. L’obiettivo dell’intervento è restituire al paziente una buona qualità di vita, migliorando la mobilità e alleviando il dolore.
TIPI DI PROTESI D ANCA
Esistono diverse tipologie di protesi d’anca che permettono di adattare l’intervento alle esigenze specifiche del paziente. Le protesi cementate, fissate con cemento chirurgico, offrono stabilità immediata e sono spesso indicate per pazienti con ossa fragili. Le protesi non cementate, dotate di una superficie porosa, consentono invece all’osso di integrarsi con il tempo e risultano ideali per chi ha una buona qualità ossea. La varietà di design e materiali presenti sul mercato consente al chirurgo di scegliere la protesi più adatta, personalizzando l’impianto per ottimizzare i risultati e migliorare il recupero del paziente.
TECNICHE CHIRURGICHE
Per l’impianto di una protesi d’anca esistono diverse tecniche chirurgiche, scelte in base alle caratteristiche del paziente e alla complessità dell’intervento. Gli approcci mini-invasivi, come quelli anteriore e posteriore, prevedono una ridotto traumatismo sui muscoli e risparmio osseo, limitando il trauma sui tessuti circostanti e favorendo un recupero più rapido. Queste tecniche permettono di ridurre il dolore post-operatorio e velocizzare la riabilitazione. Inoltre, la pianificazione preoperatoria computerizzata consente al chirurgo di analizzare con precisione l’anatomia dell’anca e di simulare il posizionamento della protesi, permettendo un intervento più accurato e personalizzato. Questa fase di preparazione aumenta le probabilità di ottenere risultati ottimali, adattando l’intervento alle specifiche esigenze del paziente.
PREPARAZIONE ALL’INTERVENTO
La preparazione all’intervento di protesi d’anca è un processo fondamentale per garantire il buon esito dell’operazione e facilitare la ripresa post-operatoria. Prima dell’intervento, il paziente viene sottoposto a una serie di esami preoperatori, tra cui analisi del sangue, radiografie e, in alcuni casi, una risonanza magnetica per valutare dettagliatamente la condizione dell’articolazione. È comune anche una visita anestesiologica, durante la quale si discute il tipo di anestesia più adatto. Per migliorare il recupero, il paziente potrebbe essere consigliato di rafforzare la muscolatura tramite esercizi specifici e di adeguare il proprio stile di vita, come smettere di fumare e ridurre il peso corporeo se necessario. Infine, un’accurata pianificazione della degenza e della riabilitazione post-operatoria completa la preparazione, aiutando il paziente a sentirsi più pronto e sicuro per affrontare l’intervento.
PROCEDURA CHIRURGICA E ANESTESIA
La procedura chirurgica per l’impianto di una protesi d’anca inizia con l’anestesia spinale, che addormenta solo l’arto interessato, permettendo al paziente di evitare gli effetti di un’anestesia generale e di recuperare più rapidamente. In aggiunta, viene somministrata una leggera sedazione che rilassa e induce un sonno tranquillo, così che il paziente resti sereno e non percepisca l’intervento. Dopo aver preparato l’area chirurgica, il chirurgo effettua un’incisione, spesso mini-invasiva per limitare il trauma ai tessuti. Si procede quindi alla rimozione delle parti danneggiate dell’articolazione e al posizionamento della protesi, fissata all’osso con o senza l’uso di cemento, in base alla qualità dell’osso. Una volta verificata la stabilità della protesi e il corretto allineamento, la ferita viene chiusa con attenzione, e il paziente viene trasferito in sala di risveglio per un monitoraggio post-operatorio.
IL RECUPERO POST-OPERATORIO
Il recupero post-operatorio dopo un intervento di protesi d’anca è una fase fondamentale per il successo a lungo termine dell’impianto e per il ritorno alla normale mobilità. Nei primi giorni dopo l’intervento, il paziente viene monitorato attentamente e incoraggiato a iniziare movimenti leggeri con l’aiuto di fisioterapisti, che forniranno esercizi specifici per rafforzare i muscoli e migliorare la flessibilità dell’articolazione. In molti casi, è possibile camminare con supporto già il giorno successivo all’operazione. Il periodo di riabilitazione varia da paziente a paziente, ma generalmente entro alcune settimane si raggiunge un miglioramento significativo nella mobilità e nella riduzione del dolore. Durante il recupero, è importante seguire le indicazioni del medico e dei fisioterapisti, evitando movimenti che potrebbero compromettere l’ancoraggio della protesi, come flessioni eccessive o torsioni. Un recupero accurato permette di tornare gradualmente alle attività quotidiane e, a lungo termine, persino a praticare sport leggeri.
RISCHI E POSSIBILI COMPLICANZE
Come per ogni intervento chirurgico, anche l’impianto di una protesi d’anca comporta alcuni rischi e potenziali complicanze, sebbene siano relativamente rari e gestiti con grande attenzione dal team medico. Tra i rischi principali ci sono l’infezione della ferita, la trombosi venosa profonda, il sanguinamento e il rischio di lussazione della protesi. Per minimizzare queste complicanze, vengono adottate misure preventive specifiche: l’intervento si svolge in ambiente sterile e al paziente vengono somministrati antibiotici prima e dopo l’operazione per ridurre il rischio di infezioni, in casi a maggior rischio di lussazione possono essere utilizzati inserti a doppia mobilità. Inoltre, vengono utilizzati farmaci anticoagulanti e calze elastiche per prevenire la formazione di coaguli di sangue, oltre a incoraggiare il paziente a mobilizzarsi il prima possibile. Le infezioni vengono trattate con antibiotici mirati o, in casi estremi, mediante interventi di revisione. La lussazione della protesi può essere risolta con manovre ortopediche o, raramente, con un nuovo intervento. Grazie a queste misure, la maggior parte dei pazienti ottiene un recupero sicuro e una ripresa completa della funzionalità dell’anca.
LA DURATA DELLA PROTESI
La durata e la longevità di una protesi d’anca sono influenzate da diversi fattori, tra cui la qualità dei materiali utilizzati, lo stile di vita del paziente e, in particolare, l’abilità del chirurgo nell’eseguire un corretto posizionamento dell’impianto. In media, una protesi d’anca ben posizionata può durare tra i 15 e i 25 anni, con molti impianti che superano anche questo periodo grazie all’evoluzione dei materiali come ceramica, leghe metalliche e polietilene ad alta resistenza, progettati per ridurre al minimo l’usura. Il posizionamento preciso della protesi è cruciale per garantire la distribuzione uniforme del carico e limitare lo stress sull’articolazione, favorendo così una maggiore longevità. Anche lo stile di vita del paziente influisce: attività leggere e l’osservanza delle indicazioni post-operatorie possono prolungare la vita della protesi rispetto ad attività intense o ripetitive. Nel caso in cui, col tempo, la protesi mostri segni di usura o instabilità, un intervento di revisione può essere necessario per sostituire alcune parti o l’intero impianto, restituendo al paziente una buona funzionalità dell’articolazione.
VANTAGGI DELL’INTERVENTO
L’intervento di protesi d’anca offre numerosi vantaggi per i pazienti che soffrono di dolore e limitazioni causati da patologie articolari gravi, come l’artrosi o l’artrite. Uno dei principali benefici è la significativa riduzione del dolore, che consente al paziente di riprendere molte attività quotidiane e migliorare la qualità della vita. Oltre a ridurre il dolore, l’intervento ripristina la mobilità dell’articolazione, permettendo movimenti più fluidi e meno limitati. Ciò si traduce in una maggiore autonomia e nella possibilità di svolgere le attività della vita quotidina, come camminare, guidare e in molti casi anche la ripresa delle attività sportive. Nei pazienti giovani o attivi, una protesi d’anca migliora anche la stabilità e consente il ritorno a una vita più dinamica. Infine, il miglioramento complessivo della postura e dell’equilibrio riduce il rischio di altre problematiche muscoloscheletriche, spesso aggravate da una deambulazione compromessa. Grazie ai materiali moderni e alle tecniche chirurgiche avanzate, i vantaggi dell’intervento sono duraturi, contribuendo a un recupero funzionale efficace e prolungato.
RITORNO ALLO SPORT
Dopo l’intervento di protesi d’anca, la ripresa delle attività sportive rappresenta un importante traguardo per molti pazienti, contribuendo al benessere fisico e psicologico.
La ripresa dello sport va pianificata con attenzione e gradualità, per assicurare una guarigione completa e sicura. In generale, è consigliabile iniziare a reintrodurre lo sport non prima di 3-6 mesi dall’intervento, in base all’impegno fisico e articolare richiesto dall’attività. Attività a basso impatto come nuoto, camminata e ciclismo possono essere riprese prima, mentre per sport che richiedono maggiore stabilità e forza, come il tennis o il trekking, è preferibile attendere il periodo massimo. Alcune attività, come gli sport di contatto e di combattimento (calcio, rugby, arti marziali), sono sconsigliate poiché comportano rischi elevati per la protesi, aumentando il rischio di usura o danni strutturali. Consultare sempre il chirurgo o il fisioterapista prima di riprendere l’attività sportiva è essenziale per definire un piano graduale e sicuro, adattato alle proprie condizioni e all’impianto.
Protesi
DEFINIZIONE
La protesi di ginocchio è un dispositivo medico impiantato chirurgicamente per sostituire le parti danneggiate o usurate dell’articolazione del ginocchio, allo scopo di alleviare il dolore e migliorare la funzionalità articolare. Questo intervento è generalmente indicato per pazienti che soffrono di dolore cronico e limitazioni di movimento dovute a patologie degenerative come l’artrosi avanzata o l’artrite reumatoide, o a causa di danni articolari causati da traumi o lesioni gravi. La protesi di ginocchio può sostituire interamente l’articolazione (protesi totale) o solo alcune parti (protesi parziale), a seconda dell’estensione del danno. Grazie ai materiali avanzati e alle tecniche chirurgiche moderne, l’intervento permette al paziente di ritrovare una qualità di vita migliore, restituendo stabilità, mobilità e riducendo notevolmente il dolore.
ANATOMIA DEL GINOCCHIO
Il ginocchio è un’articolazione grande e complessa che collega femore (osso dalla coscia) con la tibia (osso della gamba) ed è composto anche dalla rotula che favorisce l’azione del muscolo principale, il quadricipite. Le superfici ossee a contatto tra loro sono rivestite di cartilagine per permettere un movimento fluido e senza attriti. È stabilizzato da robusti legamenti, i crociati e collaterali, mentre i menischi assorbono gli impatti e distribuiscono le forze all’interno dell’articolazione. Il movimento principale del ginocchio è la flesso-estensione, con un’ampia escursione che può superare i 130 gradi. Possiede anche piccoli movimenti di rotazione e traslazione, che aiutano a mantenere l’equilibrio e ad adattarsi a superfici irregolari.
Questi movimenti complessi dipendono dall’integrità della cartilagine, dei legamenti e dei menischi, elementi che lavorano insieme per garantire stabilità e fluidità nelle attività quotidiane.
COM’E’ FATTA UNA PROTESI DI GINOCCHIO
La protesi di ginocchio è un dispositivo progettato per sostituire la cartilagine usurata dell’articolazione con componenti in metallo e plastica e materiali resistenti, restituendo funzionalità e alleviando il dolore. La protesi di ginocchio può sostituire interamente l’articolazione (protesi totale) o solo alcune parti (protesi parziale), a seconda dell’estensione del danno. I design moderni della protesi sono concepiti per ridurre al minimo le resezioni ossee e preservare i legamenti, preservando la struttura del ginocchio quanto più possibile. Le superfici delle componenti sono lisce e altamente resistenti, consentendo uno scorrimento fluido tra i diversi elementi e garantendo una lunga durata dell’impianto. Grazie a queste innovazioni, la protesi di ginocchio offre stabilità e mobilità, permettendo al paziente di recuperare una qualità di vita migliore.
ARTROSI DEL GINOCCHIO
L’artrosi del ginocchio, nota anche come gonartrosi, è una patologia degenerativa che colpisce la cartilagine dell’articolazione, causando dolore, rigidità e limitazione nei movimenti. Con il progredire della malattia, la cartilagine si assottiglia fino a scomparire, lasciando le ossa esposte che sfregano direttamente l’una contro l’altra, provocando infiammazione, gonfiore e dolore intenso con riduzione progressiva del movimento. Le cause dell’artrosi del ginocchio sono molteplici: invecchiamento, traumi precedenti, sovrappeso, posture scorrette e, in alcuni casi, una predisposizione genetica. Nei casi avanzati, la gonartrosi può compromettere gravemente la mobilità e la qualità di vita, rendendo necessario un intervento correttivo come la protesi di ginocchio.
ALTRE CONDIZIONI CHE RICHIEDONO L’INTERVENTO
Oltre all’artrosi, esistono altre condizioni che possono rendere necessario l’intervento di protesi di ginocchio. Tra queste, l’artrite reumatoide è una delle più comuni: si tratta di una malattia autoimmune che provoca infiammazione cronica dell’articolazione, danneggiando la cartilagine e l’osso. Anche lesioni traumatiche gravi, come fratture e danni ai legamenti non trattati adeguatamente, possono causare una degenerazione articolare che richiede l’impianto di una protesi. In alcuni casi, anche le deformità congenite del ginocchio o le condizioni di instabilità cronica, che compromettono il corretto allineamento dell’articolazione, possono indicare la necessità di un intervento. Queste patologie, se non trattate, possono causare dolore persistente e limitazioni funzionali, rendendo la protesi una soluzione efficace per ripristinare mobilità e qualità di vita.
TIPI DI PROTESI DI GINOCCHIO
Esistono diversi tipi di protesi di ginocchio, ciascuna progettata per adattarsi alle esigenze specifiche del paziente e alla gravità del danno articolare. La protesi totale di ginocchio sostituisce completamente l’articolazione, inclusi il femore, la tibia e, in alcuni casi, la rotula. È indicata per pazienti con danno articolare diffuso causato da artrosi avanzata o altre patologie degenerative. La protesi parziale, invece, sostituisce solo una parte dell’articolazione, come il compartimento mediale o laterale, ed è consigliata quando il danno è limitato a un’area specifica. Questo tipo di impianto conserva una maggiore quantità di osso e consente un recupero più rapido. Esistono inoltre protesi con diverse caratteristiche biomeccaniche, come le protesi vincolate per garantire una maggiore stabilità in pazienti con legamenti compromessi. Grazie a questa varietà, il chirurgo può scegliere il tipo di protesi più adatto, personalizzando l’intervento per ottenere risultati ottimali.
TECNICHE CHIRURGICHE
Le tecniche chirurgiche per l’impianto di una protesi di ginocchio si sono evolute notevolmente, permettendo interventi sempre più precisi e personalizzati. Tra queste, l’allineamento cinematico rappresenta una delle tecniche moderne più avanzate. A differenza dell’allineamento meccanico, che impone un posizionamento standard della protesi, l’allineamento cinematico si basa sull’anatomia naturale del paziente. Questa tecnica mira a replicare l’asse e i movimenti naturali del ginocchio, rispettando l’unicità delle strutture ossee e dei legamenti del paziente. Personalizzando l’impianto in base all’anatomia individuale, l’allineamento cinematico consente di ottenere risultati funzionali superiori, con una maggiore sensazione di naturalità nei movimenti e una riduzione del dolore post-operatorio. Questo approccio si traduce in una migliore stabilità e una più rapida ripresa della funzionalità, migliorando complessivamente la qualità di vita del paziente.
PREPARAZIONE ALL’INTERVENTO
La preparazione all’intervento di protesi di ginocchio è una fase cruciale per garantire il buon esito dell’operazione e facilitare il recupero. Prima dell’intervento, il paziente viene sottoposto a una serie di esami preoperatori, tra cui analisi del sangue, radiografie e, se necessario, risonanza magnetica o TAC per valutare dettagliatamente la struttura del ginocchio. È prevista anche una visita anestesiologica, in cui si stabilisce il tipo di anestesia più adatto, generalmente spinale con sedazione per favorire una ripresa più rapida. Al paziente viene consigliato di prepararsi fisicamente rinforzando la muscolatura della gamba, eseguendo esercizi specifici che faciliteranno la riabilitazione post-operatoria. Inoltre, è importante adottare uno stile di vita sano: smettere di fumare, ridurre l’assunzione di alcol e mantenere un peso adeguato contribuiscono a ridurre i rischi e migliorare la guarigione. Una pianificazione accurata della degenza e della riabilitazione post-intervento è fondamentale per assicurare al paziente un percorso di recupero ottimale e senza complicazioni.
PROCEDURA CHIRURGICA E ANESTESIA
La procedura chirurgica per l’impianto di una protesi di ginocchio è un intervento preciso e pianificato attentamente. Solitamente, l’intervento si svolge con anestesia spinale, che addormenta solo la parte inferiore del corpo. Per garantire comfort al paziente e ridurre l’ansia, viene anche somministrata una sedazione leggera, che induce un sonno tranquillo, permettendo al paziente di restare sereno e rilassato durante l’operazione. Dopo aver preparato l’area chirurgica, il chirurgo esegue un’incisione nella parte anteriore del ginocchio, accedendo all’articolazione. Vengono rimosse le parti danneggiate della cartilagine e dell’osso, per fare spazio ai componenti protesici. La protesi viene poi posizionata con estrema precisione, utilizzando moderne tecniche di allineamento, come l’allineamento cinematico, per adattarsi perfettamente all’anatomia del paziente. Una volta verificato il corretto posizionamento e stabilità della protesi, la ferita viene chiusa con cura e il paziente viene trasferito in sala di risveglio per un monitoraggio post-operatorio.
RECUPERO POST-OPERATORIO
Il recupero post-operatorio dopo l’intervento di protesi di ginocchio è una fase essenziale per garantire la buona riuscita dell’intervento e il ritorno alla normale funzionalità. Nei primi giorni dopo l’operazione, il paziente viene monitorato attentamente e inizia subito un percorso di fisioterapia per mobilizzare l’articolazione e prevenire rigidità. Con l’assistenza di fisioterapisti, il paziente esegue esercizi specifici che aiutano a rinforzare i muscoli della gamba e migliorare la flessibilità del ginocchio. Generalmente, si incoraggia il paziente a camminare con l’ausilio di stampelle già il giorno successivo all’intervento. Il periodo di riabilitazione varia a seconda del paziente, ma solitamente entro alcune settimane si osserva un significativo miglioramento della mobilità e una riduzione del dolore. Durante il recupero, è fondamentale seguire le indicazioni del medico e del fisioterapista, evitando movimenti bruschi o carichi eccessivi che potrebbero compromettere la stabilità della protesi. Con un percorso di riabilitazione adeguato, il paziente può gradualmente tornare alle sue attività quotidiane e, in molti casi, riprendere anche le attività sportive.
RISCHI E POSSIBILI COMPLICANZE
Come per ogni intervento chirurgico, anche l’operazione di protesi di ginocchio comporta alcuni rischi e potenziali complicanze, sebbene siano eventi rari grazie alle moderne tecniche e misure preventive adottate. Tra i rischi principali ci sono le infezioni, la trombosi venosa profonda, la rigidità articolare e il rischio di lussazione o instabilità della protesi. Per ridurre al minimo il rischio di infezioni, l’intervento si svolge in ambiente sterile e al paziente vengono somministrati antibiotici prima e dopo l’operazione. La trombosi viene prevenuta con farmaci anticoagulanti e, in alcuni casi, con l’uso di calze compressive e la mobilizzazione precoce del paziente. Inoltre, il paziente è seguito da fisioterapisti per ridurre il rischio di rigidità e favorire una buona mobilità articolare.
Nel caso in cui dovessero insorgere complicanze, il team medico è preparato a intervenire prontamente. Le infezioni, ad esempio, vengono trattate con antibiotici specifici o, nei casi più gravi, con un intervento di revisione della protesi. Eventuali problemi di instabilità o lussazione possono essere risolti con manovre ortopediche o, in rari casi, con un nuovo intervento chirurgico. Grazie a queste misure, la maggior parte dei pazienti supera l’intervento senza complicazioni e ottiene un recupero ottimale, migliorando sensibilmente la propria qualità di vita.
DURATA DELLA PROTESI
La durata di una protesi di ginocchio dipende da diversi fattori, tra cui la qualità dei materiali, lo stile di vita del paziente e, soprattutto, la precisione del chirurgo nel posizionare l’impianto rispettando l’anatomia individuale. Un allineamento accurato, come quello ottenuto con tecniche moderne come l’allineamento cinematico, riduce lo stress sulla protesi, garantendo stabilità e movimento fluido, e può far durare l’impianto tra i 15 e i 25 anni, o anche oltre con i materiali altamente resistenti di ultima generazione. Tuttavia, anche il peso corporeo e il mantenimento di un buon tono muscolare giocano un ruolo fondamentale nella longevità della protesi. Un peso eccessivo aumenta la pressione sull’articolazione, accelerando l’usura dei componenti. Una muscolatura ben sviluppata intorno al ginocchio aiuta a sostenere e stabilizzare l’articolazione, riducendo il carico diretto sulla protesi. Mantenere uno stile di vita sano, con un peso controllato e un buon tono muscolare, contribuisce significativamente a prolungare la durata della protesi e a migliorare il comfort e la funzionalità a lungo termine.
VANTAGGI DELL’INTERVENTO
L’intervento di protesi di ginocchio offre numerosi vantaggi, specialmente per pazienti che soffrono di dolore cronico e limitazioni di movimento dovute a patologie degenerative come l’artrosi avanzata. Uno dei principali benefici è la riduzione del dolore, che consente al paziente di recuperare una qualità di vita nettamente migliore. L’intervento ripristina la funzionalità dell’articolazione, permettendo movimenti più fluidi e naturali, e migliorando la stabilità complessiva del ginocchio. Questo rende più agevoli attività quotidiane come camminare, salire le scale o svolgere semplici attività fisiche, che prima dell’intervento potevano risultare molto difficili o impossibili. Inoltre, il miglioramento della mobilità aiuta a prevenire altre problematiche muscoloscheletriche, poiché una camminata più stabile e simmetrica riduce il sovraccarico su altre articolazioni come anca e colonna vertebrale. Infine, grazie all’evoluzione dei materiali e delle tecniche chirurgiche, i vantaggi dell’intervento sono duraturi, permettendo al paziente di mantenere nel tempo i benefici ottenuti e di condurre una vita più attiva e indipendente.
RITORNO ALLO SPORT
Dopo l’intervento di protesi di ginocchio, la ripresa delle attività sportive rappresenta un traguardo importante per il recupero del paziente e contribuisce a migliorare la qualità di vita. In generale, è possibile tornare a praticare la maggior parte degli sport svolti prima dell’operazione, come camminare, nuotare, andare in bicicletta e fare escursioni, poiché queste attività aiutano a mantenere la mobilità e il tono muscolare senza sovraccaricare la protesi. Tuttavia, sono sconsigliate le attività altamente traumatiche, come gli sport di contatto e di combattimento (ad esempio calcio, rugby, arti marziali), poiché questi possono aumentare il rischio di usura precoce o di danni all’impianto.
La ripresa degli sport va effettuata gradualmente e in base all’impegno fisico richiesto. Di solito, gli esercizi leggeri possono essere ripresi dopo circa 3 mesi dall’intervento, mentre per attività più impegnative è preferibile attendere circa 6 mesi. Seguire le indicazioni del chirurgo e del fisioterapista è essenziale per stabilire un programma sicuro, rispettando i tempi di recupero e proteggendo la protesi. Questo approccio progressivo consente di godere appieno dei benefici dell’intervento e tornare a godere di una vita attiva in sicurezza.
Dott. Giacomo Folli
Chirurgo Ortopedico